D.O.D al Fuori Chi Legge

 Blind Test: brand vs. low-cost. Una storia vera.

Sì, va bene, esce il libro di Discount Or Die e siamo tutti contenti, ma basta farsi le seghe a vicenda e torniamo a fare quello che per cui Google Adesense ci paga 0,000007 € a click e che ci viene meglio, ovvero prestare un servizio alla comunità: recensire prodotti low-cost e facciamolo empiricamente, perché siamo tutti bravi a dire la nostra, ma quando c’è da essere precisi e scientifici… bla bla bla.

“Sono le nostre scelte a fare il Mercato”

Dovrei lavorare, ma mi sento un po’ come Jennifer Lopez milionaria che canta: “I’m still, I’m still Jenny from the block / Used to have a little, now I have a lot / No matter where I go, I know where I came from (South-Side Bronx!)“. Sì, sono ancora delle Bustecche e non dimentico il mio passato, anche se ora una casa editrice seria e fichissima come la Nottetempo di Ginevra Bompiani, ha legittimato questo blog e l’ha eletto a libro! Dicevo… dovrei lavorare, ma c’ho sta urgenza di tornare con umiltà a fare “serivizio pubblico”, anche se non ho qui con me i fogli con tutti i prezzi e foto ad alta risoluzione. Quando tornerò a casa, sistemerò il tutto, ma ORA – come Jennifer Lopez insegna – devo fare questo atto di umiltà e recensire, recensire, recensire.

Sabato 19 maggio l’armata D.O.D ha allestito un allegro banchetto in occasione del Fuori Chi Legge, in quel di Gavirate in provincia di Varese. La roba consisteva nell’offrire agli astanti un prodotto di marca ed uno low-cost, privati dalla loro confezione rivelatrice, ed invitare gli stessi ad esprimere il proprio parere circa quale fosse il più buono e magari indovinare la differenza di prezzo. Il tutto è stato ripreso per poi creare un meraviglioso video virale – booktrailer per il lancio del libro, ma tutto ciò non sarà possibile poichè c’era un esercito di bongoloidi che ha suonato i bonghi per sette-otto ore di fila, rovinandomi così l’audio.

Cosa abbiamo acquistato e cosa ne è emerso:

M&M’s Vs. Mister Choc.

Fichi Vs. Fake.

Sebbene alla vista, il prodotto di marca sia decisamente riconoscibile, alla prova della papilla, il gusto dei Mister Choc, rispetto agli M&M’s è praticamente identico. I simpatici arachidi ricoperti di cioccolato e glassa colorata in vendita alla Lidl, sono meno regolari, hanno colori un pochetto spenti e merdosi e non hanno la M stampata, ma considerando la differenza di prezzo (2,45€ per 250 g di M&M’s / 1,19€ per 250 g di Mister Choc) direi che in questo caso, i Mister Choc TRIONFANO sul prodotto di marca.

BRAND Vs. LOW-COST = 0 – 1

 

Peroni Vs. Grafenwalder

Non c’è storia. Sebbene il camuffamento della latta lasciasse a desiderare, non trascurando il fatto che le birre erano servite e temperatura ambiente e che sono state aperte per ore (ergo birra sgasata e calda), la Grafenwalder (0,49 cent x 0,5 l / Lidl)  dà la merda alla Peroni (0,99 cent x 0,5 l) ad occhi chiusi. Bando alle menate anti-sessite, da donna (finta bionda), non posso far a meno di ammettere che, il confronto tra Peroni e Grafenwalder, sarebbe come chiedere a qualcuno se vuole passare una serata con Nonno Felice o Pamela Anderson.

Chi non ha incoronato Pamela “Grafenwalder” Anderson, lo ha fatto perché prevenuto… del tipo “a me la birra mi gonfia”, “ah, io solo birre artigianali trappiste aromatizzate all’orchidea” ecc. ecc. E quindi…

BRAND Vs. LOW-COST = 0 – 1

 Gallette di sesamo Wasa Vs. Rivercote

Prima di tutto è bene ricordare che quelle della Rivercote (0,85 € / Lidl), rispetto alle Wasa (1,99 € / Tigros), hanno i semini di sesamo sparsi e appiccicati sulla superficie. E già per questo trionfano, ma a parte ciò, c’è da dire che quelle strisce del colore e dell’odore del cartone, sono state assaggiate solo da donne. I rappresentati di genere maschile, che coprivano un ventaglio anagrafico che partiva dai dieci e finiva coi settant’anni, non si sono manco avvicinati alle nobili galette di segale. E questo mi fa pensare (e qui infiliamoci un pochetto di femminismo) che se le donne in genere campano più degli uomini, è perché mica si fanno spaventare dalle cose oggettivamente brutte, poco invitanti e per niente appetitose come la segale, la soia e tutte quello robe lì anti-ciccia e anti-colestorelo, ricche di fibre. E quindi per non ripetermi, visto che mi sembra chiaro che anche in questo caso, il low-cost vince sul brand, scrivo…

FEMMINE Vs. MASCHI = 1 – 0

Patatine rustiche San Carlo Vs. Crusti Croc

Le patatine rustiche San Carlo (1,19 €), rispetto alle Crinkle Crusti Croc (0,89 €), si presentano più spesse e con una zigrinatura più evidente rispetto al corrispettivo low-cost. Caratteristica per cui, vengono immediatamente riconosciute come “brand”, ma nonostante questo, la maggior parte delle persone tendeva a preferire le Crusti Croc, trovandole meno salate e più gustose.

Con qualche eccezione… eppure mi sento di dare -ancora- un punto pieno alla squadra low-cost, ordunque…

BRAND Vs. LOW-COST = 0 – 1

 Togo Vs. Chocostick (Sondey’s)

E qui… ahimé, mi tocca incassare una sonora sconfitta. I bastoncini ricoperti di cioccolato simil-Togo della Sodney’s (0,89 € / Lidl) sono stati una grandissima delusione. Non li avevo mai assaggiati, ma mi sono fidata del marchio (Sondey’s) che non mi aveva mai deluso fino ad ora. Ed è stato doloroso, ma allo stesso tempo mi ha fatto crescere -come ogni umiliazione degna di nota, ecco- quella roba che vorresti barare, pur di non ammettere la rovinosa débâcle, ma poi, no… c’è una parte di te che ti spinge a mandar giù l’amaro boccone, che in questo caso si tratta di un finto Togo della Lidl. Secchino e avaro di cioccolato al contrario del prodotto di marca (1,89 € Tigros) che è stato individuato senza esitazione da ogni fruitore.  E serve poco rammentare che tra i due c’è oltre un euro di differenza.  E perciò, ahimé, dichiaro….

BRAND Vs. LOW-COST = 1 – 0

Picadora Tortillas San Carlo Vs. El Tequito

Cibo y sfrutamiento!

Nachos! Con le simpatiche  patatine al mais a forma di triangolo -che di solito si accompagnano ad una salsa muy pccante ai peperoni (chi frequenta Domenica Uncut, sa bene di cosa parlo)-, si arriva pure al pareggio per quanto riguarda il test organilettico, ma ad un trionfo se si guarda al portafoglio. Sebbene la maggioranza dei consumatori, accorsi al banchetto D.O.D, tendesse a preferire i nachos El Tequito (1,19 € x 300g / Lidl), generalmente però indicava nell’equivalente fichetto (San Carlo 1,64 € x 180 g / Tigros) il prodotto più costoso. Solita storia… colori più belli, forme più regolari, tenuta maggiore… generalmente il low-cost tende ad essere più friabile-sbrisolone rispetto al brand! Ma forse è dovuto allo scazzo (politico) dei dipendenti. Quando, per esempio, vedo al Penny Market una cassiera che tra un cliente ed un altro, si trasforma in mulettista, che poi si trasforma in scaffalista (?), ecco… dico: è per questo che i nachos del discount sono più sbriciolati di quelli del supermeracato.  Ma dopotutto, se è di Messico che abbiamo voglia, quando compriamo dei nachos, è bene tenere sempre a mente che non vi è acquisto sin dolore (de nosotros y del pueblo!).

BRAND Vs. LOW-COST = 1 – 1

 

Tarallucci Mulino Bianco Vs. Realforno (Lidl)

Altro punto al brand a discapito del low-cost. Al di là del marchio ben evidente impresso su ogni singolo frollino, la consistenza, la scioglievolezza del Mulino Bianco (1,17 € x 250g)  non è paragonabile al tarocco della Lidl (1,69 € x 700g). In assenza di thé o latte non posso esprimere un giudizio in merito all’inzuppo.

BRAND Vs. LOW-COST = 1 – 0

Bounty Vs. Choco’s & Coco’s (Lidl)

E quando si parla di Bounty non si può fare a meno di farsi venire l’acetone. Adoro il Bounty, ma credo davvero che sia la roba più dolce e stucchevole che sia mai stata partorita dall’industria dolciaria. Chi ha inventato il Bounty voleva farci del male e qualcuno deve pure averglielo detto, infatti da un po’ di anni fanno snack più piccoli e ne mettono due per confezione. Il risultato è che, durante le mie luculliane pause pranzo a lavoro (generalmente composte da una schiacciatina + uno snack ipercalorico della macchinetta), se mi capita di prendere il Bounty ne mangio solo uno e l’altro lo metto via per la merenda (?). Ma al di là del mia pausa pranzo lavorativa, direi di affrontare l’argomento Bounty (2,89 € x 350g) versus Choco’s & Coco’s (2,29 € x 375g / Lidl).  Tagliamo corto che questo report sta diventando un supplizio… Sono praticamente uguali e non spaccate il cazzo se quelli di marca sono più bellini da vedere, ok?

BRAND Vs. LOW-COST = 0 -1

Altri prodotti acquistati sono stati i puff al formaggio No Name della Lidl  Vs. Dixie San Carlo (+ 1 punto x il LOW-COST), lo Snickers Vs. finto snickers Miste Choc (pareggio) , i Pavesini Vs. i Leggerini Lidl (+ 1 punto per il BRAND), le Nastrine Mulino Bianco Vs. le Treccine Dolciando&Dolciando dell’Eursopin (+ 1 punto per il LOW-COST)

Conclusione

Sì, è stata una buona giornata per l’armata D.O.D. che se m’intendessi un po’ di sport, direi che è stato un bel match. Non nascondo gli attimi di sconforto e non nascondo di aver notato una certa scorrettezza da parte degli avversari. Il BRAND tende a rendere esteticamente riconoscibile il proprio prodotto, facendo in modo che automaticamente s’instauri una forma di famigliarità e conforto. Un colpo basso insomma, puntare ai nostri cuoricini e ai nostri sentimenti e a quel bisogno di (ri)conoscere ciò che ci circonda. Ma anche noi non siamo stati da meno… eh sì, abbiamo sapientemente messo tutte le robe più dolci a portata di bambino che, a fiumi, sono arrivati a mangiare, con le loro piccole manine a salsiccia sporche di cioccolato, le robe esposte. Il risultato? Tolti dalla confezione, i prodotti low-cost e quelli di marca, i bambini (e la loro sincerità pura e intonsa) tendenzialmente non sentivano alcuna differenza.

Morale

Da quando esiste questo blog mi arrivano dozzine di messaggi (a cui inizialmente rispondevo) in cui mi si dice che i NOSTRI prodotti fanno cagare. Giuro. Usano questi termini… A parte che non riesco a capire come qualcuno possa credere che sia io (con le mie manine) a fare… chessò…. i pomodori secchi Gustoselli. No, giuro. Non sono io che coltivo i pomodori nel mio giardino, li faccio seccare al sole padano e li metto sott’olio. E no, non è nemmeno Carlotta, la nostra inviata dalla Svizzera, a FARE il gazpacho surrealista. Lei lo compra, lo beve e lo recensisce… Come tutti quelli che scrivono per D.O.D. Ma a parte questo -dicevo- buona parte di queste missive giustificano ‘sì tanta collera e disgusto, tirando in ballo i figli. I messaggi suonano così:

“buonasera, ho comperato il vostro budino al cioccolato, e devo dire che fa veramente cagare, piu che budini sembra cioccolato liquido tanto che i miei figli l’hanno denominato squarabudino. Tengo a precisare che solamente con il vostro ho trovato sta cosa, con nessun altro mi è capitato. rivedete la formula, xchè è immangiabile…. questo e un bevi budino, allora nn chiamatelo budino x favore. Ripeto fa cagare“.

Oppure…

“Gentile redazione Vi leggo sempre con piacere ma devo segnalarvi che la vostra salsa ha uno spiacevole lezzo di morte e provoca periodiche eruzioni cutanee ai miei figli ho letto che la fanno in Polonia e penso che sia per quello. Lo dico non per cattiveria ma per farVi migliorare…”

Questa è la mia preferita perché ha quel lezzo di razzismo implicito. Ecco, quello che vi vorrei dire è SMETTETELA.

1) Discount Or Die non produce un cazzo.

2) I vostri figli mangiano quello che voi comprate. Non usate loro, per giustificare i vostri pregiudizi. Smettete di viziarli e forse crescerete uomini migliori.

E questo è quanto ho imparato grazie al banchetto D.O.D al Fuori Chi Legge. Tutto il resto è noia.

DISCLAIMER

La “redazione” di Discount Or Die non ha chiesto alcuna autorizzazione per pubblicare foto e/o video, se la cosa dovesse scazzarvi particolarmente, vi prego di scrivermi a discountordie@gmail.com, per segnalarmelo. Provvederò al più presto di eliminare foto e/o video in questione.

La “redazione” inoltre non ha nulla da dichiarare in merito ai buffi copricapo a forma di budello giallo, che decorano la testa di alcuni soggetti ripresi e/o ritratti.

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by on 3 Giugno 2012
Valeria nasce un lunedì di pioggia del novembre del 1982 a Varese. Diventa "Valeria Disagio" sull'orlo estremo tra l'adolescenza e l'età adulta. Ha esordito giovanissima con il romanzo "Casseur: la lotta, l'ebbrezza e la Città Giardino". Poi ha perso parecchio tempo nella precarietà del lavoro e nell'inquietudine politica. Ha scritto molti racconti, pamphlet e poesie. Nel 2019 sono usciti i due romanzi "I mortificatori" per Agenzia X e "Brucia le vecchia" edito da Bookabook. Ha gestito un blog - da cui è nato il libro "Discount or die" edito dalla Nottetempo - ha curato fanzine, cantato e sbraitato. Ha intenzione di continuare a fare tutto questo.

About Valeria Disagio

Valeria nasce un lunedì di pioggia del novembre del 1982 a Varese. Diventa "Valeria Disagio" sull'orlo estremo tra l'adolescenza e l'età adulta. Ha esordito giovanissima con il romanzo "Casseur: la lotta, l'ebbrezza e la Città Giardino". Poi ha perso parecchio tempo nella precarietà del lavoro e nell'inquietudine politica. Ha scritto molti racconti, pamphlet e poesie. Nel 2019 sono usciti i due romanzi "I mortificatori" per Agenzia X e "Brucia le vecchia" edito da Bookabook. Ha gestito un blog - da cui è nato il libro "Discount or die" edito dalla Nottetempo - ha curato fanzine, cantato e sbraitato. Ha intenzione di continuare a fare tutto questo.

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