Chin8 Neri da MD discount: Una Nuova Speranza

Dio benedica la dicitura “presidio slow food” che è diventata trendy negli ultimi anni.

Grazie ad essa ho fatto diverse volte un figurone da fine esteta campione di raffinatezze decadute (ed anche un po’ parvenue), semplicemente portando in tavola la spuma nera in bottiglia di vetro da un litro a 1,09€. In culo a Coca-Cola Company.

Facciamo un passo indietro. Io provengo da un tempo antico, un tempo in cui le multinazionali dei soft drinks ed i loro testimonial miliardari (tra cui popstar poi citate a giudizio per molestie su minori) per mega campagne marketing dovevano ancora arrivare. Un tempo di bibite eleganti, invece, per tempi più civilizzati (semi-Cit.). Bibite dai colori suggestivi e lisergici, ed abbinate a caroselli retrò, quali la Cedrata Tassoni col suo color verde-kryptonite.  Anni in cui nell’aranciata campeggiava ancora fieramente il colorante E123 Amaranto, messo poi fuorilegge nel 1977 (al pari del diserbante Agente Arancione tristemente noto nella Guerra del Vietnam), e sostituito poi dal colorante cocciniglia (simpatici afidi rossastri essiccati e poi tritati, molto bio).

E nei baretti di montagna, o dell’oratorio dopo la partitella a pallone, si beveva la spuma, bianca o nera, e la gassosa (o gazzosa).

Poi è giunto l’Impero, o meglio, la multinazionale. Prima Coca-Cola, poi anche il suo principale competitor. E fu così che al baretto dell’oratorio non si beveva più aranciata ma Fanta, non si chiedeva più una spuma nera ma una Coca-Cola. Pure Roberto Benigni in “Berlinguer ti voglio bene” beveva la Coca-Cola.

E venne anche la ridda di imitazioni, anche italiane, della Coca-Cola, usualmente mantenenti il suffisso Cola anticipato poi da nomi vari e fantasiosi (ricordo la Ben Cola, e la orripilante One-O-One). Ma il nostrano chinotto, antesignano delle cole che sarebbero poi venute, è rimasto nei nostri cuori.

Ed ha atteso, con pazienza certosina, metodicamente, attendendo al buio, silenziosamente, una rivincita che prima o poi sarebbe dovuta arrivare. Presidio slow-food: eccallà. L’assist degli esperti di marketing che il chinotto attendeva da anni.

Il nuovo big-slow-bang che ha sdoganato le bibite di un tempo, in nome di una fighezza e ricercatezza molto hipster.

Intendiamoci, il Kinò Sanpellegrino c’è da sempre, ma la Sanpellegrino stessa (da anni passata a Nestlè) è da considerarsi una multinazionale. Invece sono risorti i piccoli marchi e produttori locali, in nome di una qualità ed un gusto ritrovati. Sempre. Quasi sempre. A volte.

La prima volta che ho bevuto il Chinotto Neri (anzi Chin8) è stato un quattro anni fa quando a suburbia aprì l’hamburgeria di Eataly, e tutti abboccammo al marketing semi-virale che diffondeva la notizia che si mangiava bene e pagava poco. Lì ricordo che bevvi all’epoca il Chin8 Neri, in bottiglietta di vetro da 33 cl ad un prezzo che mi pare stava sui 3 €.

Non male per una bibita di una piccola azienda nata nel 1949 nel viterbese ed attualmente operante in provincia di Salerno. E poi, nulla, chi è più andato a mangiare da Eataly, sostituito da nuove alternative low-cost e comunque interessanti

Immaginatevi quindi la mia sorpresa, quando nel reparto bibite gassate di MD discount ho visto per la prima volta pacchi di Chin8 Nerì. In confezione di plastica da 50 cl al convenientissimo prezzo di 0,49 € cadauno!

Bisogna dire che sui chinotti ognuno ha se sue idee (seghe mentali) al pari delle birre. Però io mi ricordavo bene del Chin8 Nerì, ma la sua transizione da Eataly a MD discount sta forse a rappresentare una caduta in disgrazia? Machissenefrega; ho agguantato un tot di bottigliette e le ho portate a casa, curioso di vedere se era buono come me lo ricordavo. Sul sito istituzionale Neri mi spiegano che, oltre all’omonimo agrume, il Chin8 Neri contiene anche rabarbaro, genziana, china, cannella, chiodi di garofano, arancio dolce ed amaro, quassio, timo e tamarindo. E ‘sti cazzi. Neri vende anche altre bibite dai nomi lisergico-fantasy quali Lemoncedro, Aranciosa ed una più prosaica Gassosa, ma che non mi è mai capitato di vedere da nessuna parte.

In effetti il Chin8 Neri io lo trovo piuttosto buono, dal gusto più carico ed aromatico dello sciapo Kinò Sanpellegrino. Oddio, non mi ha risvegliato quell’idea fantasticata di fighezza e salivazione pavloviana della prima volta che lo provai, probabilmente suggestionato dal glamourama della cornice slow-food + marketing  + bottiglietta di vetro, ma è decisamente buono, e nella mia classifica all-star dei chinotti si piazza al secondo posto assoluto dietro al chinotto Lurisia. Un buon acquisto.

Quindi, segnatevelo se volete fare anche voi i fighi da presidio slow-food con una bibita buona e che non costa oggettivamente un cazzo.  Anzi, sapete cosa vi dico? Che è figo quasi quanto la mitica Afri Cola (di cui un po’ copia la campagna di marketing)!

Sul sito Neri è presente la pagina mixologist (attualmente vuota) in cui, credo, ci dovrebbero andare ricette per long drinks da farsi coi loro prodotti. Una sera preso dall’entusiasmo ho voluto osare. Estratta dal freezer una bottiglietta di Chin8 Neri ormai mezza congelata, ne ho bevuta metà e poi l’ho rabboccata per un quarto con lo Jagermaister. Ouuuch.. e come dicono i commentatori del wrestling in TV: amici, non provateci mai a casa vostra!

Dr_Gonzo

by on 1 Dicembre 2017
Troppo strano per vivere e troppo raro per morire. Glitter-punk. Disconnesso e fieramente disfunzionale nella società moderna. Scribacchino DIY. Diversamente giovane. Guitar addicted. Cat addicted. Strambo per vocazione.

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