TRAP OR DIE: Qui si ride e si scherza, ma c’è gente che ruba i bidoni dell’umido

Da un po’ di tempo a questa parte ho in mente il titolo di una recensione senza però sapere dove voler andare a parare e che prodotto associargli. Vi enumero le mie difficoltà:

  1. Faccio sempre meno la spesa al discount perché ho un mini Carrefour sotto casa e se posso evitare di prendere la macchina – e dico “la macchina” perché da quando non ho più la Panda (quella vecchia, ovvero LA PANDA) ma ho la nuova “panda” per me è solo un’automobile e 42 rate da pagare – sono piuttosto contenta. Ho preso pure il carrellino con le ruote da sciura.
  2.  I discount non sono più quelli di una volta. Non sono più quella bestia rara vittima di pregiudizi – come le nutrie – da rivendicare e proteggere, di cui farne una bandiera.
  3.  Passo circa 9 ore al giorno davanti al pc e quando torno a casa ho bisogno di mettere gli occhi su cose che non siano retroilluminate e voglia di scrivere = zero zerello.
  4.  Per cose di lavoro mi sono trovata a confrontarmi con dei giovinastri classe 1999-2000 e parlando di brand identity, ho scoperto che non è più come quando ero pischella io che se una roba costa poco fa schifo e te ne devi vergognare e per essere figo devi spendere molto… insomma, non ci si vergogna più di essere poveracci e di comprare le cose al Mela Blu, ma puoi tranquillamente abbinare nel tuo outfit le robe di Zara e di Gucci perché non è il prezzo che che fa la qualità, ma – giustappunto – l’identità che il brand riesce a comunicare.

E se i soldi, lo spender molto, non è più uno status symbol allora mi crolla anche tutta la filosofia dietro a Discount Or Die. E non sono io a dirlo, ma quelli seri, affermano che il gin (o la crema per il viso) del Lidl, per esempio, battono tutti i competitors sul mercato in fatto di qualità del prodotto. E quindi?

E quindi bisogna far tabula rasa e farsi delle domande. Cosa vuol dire oggi Discount Or Die? E così un po’ in crisi e un po’ svuotata dal senso supremo della battaglia epocale dietro a Discount Or Die ho deciso di stappare due bocce di vino del Lidl. Vino Bio rosso e bianco frizzante.

Bevi vino del discount e ti aspetti solfiti a nastro e cistite compresa nel prezzo. Acidità di stomaco e mal di testa. E invece no, perché questi due vini sono buoni per davvero. Ad una certa le bottiglie finiscono – succede sempre così (tranne che per le latte di FAXE doppio malto che ho comprato col moroso in massa solo per avere lo zainetto in omaggio. Quelle non finivano mai…) e cerchi il bidone del vetro per buttarle e…. STOP. Da qui ripartirò solo dopo una lunghissima divagazione sulla verità e la trap.

Tutto era partito da un titolo che mi ronzava in testa. Quel titolo doveva suonare più o meno così: “Qui si ride e si scherza, ma c’è gente che ruba i bidoni dell’umido“. Da questo titolo doveva partire tutta una roba legata al fatto che mi hanno rubato il bidone dell’umido, che fa schifo. …è il bidone dell’umido dopotutto. Poi essendo un disastro coi capelli decolorati che viene abbandonata pure dai randagi che salva per strada facendosi infettare dalla tigna, il mio bidone dell’umido fa più schifo dei bidoni degli altri. Ma bisogna far comunque la raccolta differenziata e farlo con attenzione e premura. Bisogna stare attenti ai legumi, per esempio, perché i fagioli che germogliano puzzano di cadavere lasciato al sole in quel famoso “parco” di non so quale armata di sbirri scienziati americani che mettono lì i cadaveri a marcire per studiare la decomposizione. E se non porti fuori il bidoncino dell’umido due volte a settimana (l’appuntamento col camion che li ritira) l’umido fa l’acqua e quell’acqua rimane sul fondo del bidoncino. Ed io mi dico, mi chiedo e mi struggo, perché porca merda devi rubare il mio bidone dell’umido che se lo chiedi al Comune te lo regala pure?

Perché il mondo è popolato dalla gente e la gente fa schifo. E così come la fermentazione dei fagioli puzza da morire, bisogna andare a trovare la fonte di questa puzza. Perché la gente fa così schifo? Perché – tendenzialmente – viviamo in un mondo in cui cane mangia cane e se abbassi la guardia ti fottono e per farti valere bisogna sempre alzare la voce e adeguarsi alla maleducazione dell’italiano medio? Perché non basta la gentilezza e la sincerità e il vomitare il proprio cuore su un tavolo e dire, guarda, questo è il mio cuore – tutto quello che sento senza freni, interessi e paraculismi – fanne ciò che vuoi…  e trovartelo immancabilmente solo scavando nel bidone dell’umido per riprendertelo? Perché Casa Pound è eleggibile? Perché dobbiamo ancora lottare contro il razzismo? Perché gli ingranaggi abusanti e normalizzanti del potere si replicano sia nel piccolo così nel grande in qualsiasi contesto indipendente dai valori con cui erige e sventola bandiere?

Qui siamo davanti ad un grandissimo BOH semantico. Tu dici “discount” ma non è più discount. Tu dici “antifascisti” e pare che devi quasi chiedere scusa. Le parole, i simboli, i codici non vogliono più dire un emerito cazzo. La verità (il valore della verità assoluta) è come quell’acquetta in fondo al bidoncino dell’umido. Sta lì… si secca, si riforma e puzza. Perché è il lascito di qualcosa che non c’è più.

Per esempio… cosa diamine è la TRAP? C’è una definizione, una verità assoluta su ciò che è la TRAP? Ho dedicato un paio di ore – poche senza dubbio per esprimere un giudizio su un fenomeno – ma ho scoperto che quando parliamo di TRAP possiamo parlare di merda immonda come Young Signorino e roba che, ok non è il “mio” genere ma…, ma c’è pure questo tizio che si chiama Ghali che col suo “anche quest’anno voto boh” forse qualcosa ce lo sta dicendo davvero.  Per me la TRAP era quel manifesto di Sfera Ebbasta in metropolitana tutto oro e pelliccia rosa da pappone (again?), era gente che manco rappa che parla di troie e soldi (again, seriously???).  E allora forse ha ancora senso scrivere su questo blog e portare avanti la mia battaglia di Discount or Die? No. 

Perché pare che la TRAP sia anche la tenerezza sì – la tenerezza – di una lettera di Ghali alla madre che oh… sto diventando vecchia, sono l’unica senza figli tra le mie amiche di sempre preferitissime e sto diventando DEBOLE e SVENEVOLE, ma la bella favola del mezzo tunisino mezzo italiano che adesso fa milioni a sfare mi commuove.

Che cosa meravigliosa che sa essere il capitalismo eh. No.

Il sogno italiano! Forse c’è speranza! Forse non facciamo così cagare! Evviva gli italiani brava gente! No.

p.s. in ogni caso ho scoperto che il bidone dell’umido non mi era stato rubato, ma ero stata io a metterlo dentro quello del vetro per portarlo in casa perché probabilmente avevo le mani piene e la testa per aria a causa di tutti i brutti pensieri che mi fate venire voialtri. Sì, voi… che fate l’abitudine a qualsiasi cosa. Perché la terza volta che ho visto il video di Young Signorino l’ho giudicato quasi accettabile e forse geniale e il ribrezzo – lo sconvolgimento iniziale – ha lasciato spazio ad una sorta di curiosità antropologica. E dentro di me, la parte più schifosa come l’acqua schifosa del bidone dell’umido, ha pensato “STIAMO A VEDERE DOVE VUOLE ANDARE A PARARE”. Ma non funziona così, cazzo. Perché così come questa recensione… se hai una vaga idea come un titolo “Qui si ride e si scherza, ma c’è gente che ruba i bidoni dell’umido” o uno slogan e nient’altro, zero contenuto… forse è meglio che stai zitto, non scrivi recensioni, canzoni o non fondi una porca merda di partito basato su un’idea vaga senza ciccia.

CONCLUSIONE: Quindi no, non c’è gente che fa così cagare da rubare l’umido. Ma c’è comunque gente che fa cagare a priori. Paese razzista e vigliacco. E datemi da bere (cit.) il vino bio del Lidl. Grazie.

by on 17 Luglio 2018
Valeria nasce un lunedì di pioggia del novembre del 1982 a Varese. Diventa "Valeria Disagio" sull'orlo estremo tra l'adolescenza e l'età adulta. Ha esordito giovanissima con il romanzo "Casseur: la lotta, l'ebbrezza e la Città Giardino". Poi ha perso parecchio tempo nella precarietà del lavoro e nell'inquietudine politica. Ha scritto molti racconti, pamphlet e poesie. Nel 2019 sono usciti i due romanzi "I mortificatori" per Agenzia X e "Brucia le vecchia" edito da Bookabook. Ha gestito un blog - da cui è nato il libro "Discount or die" edito dalla Nottetempo - ha curato fanzine, cantato e sbraitato. Ha intenzione di continuare a fare tutto questo.

About Valeria Disagio

Valeria nasce un lunedì di pioggia del novembre del 1982 a Varese. Diventa "Valeria Disagio" sull'orlo estremo tra l'adolescenza e l'età adulta. Ha esordito giovanissima con il romanzo "Casseur: la lotta, l'ebbrezza e la Città Giardino". Poi ha perso parecchio tempo nella precarietà del lavoro e nell'inquietudine politica. Ha scritto molti racconti, pamphlet e poesie. Nel 2019 sono usciti i due romanzi "I mortificatori" per Agenzia X e "Brucia le vecchia" edito da Bookabook. Ha gestito un blog - da cui è nato il libro "Discount or die" edito dalla Nottetempo - ha curato fanzine, cantato e sbraitato. Ha intenzione di continuare a fare tutto questo.

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