Ritorna la Finkbrau. Ritorno a scrivere. Ed è come il cronicizzarsi delle micosi alle mucose.

Più o meno è andata così. Ad un certo punto la Finkbrau non c’era più alla Lidl ed io ho cominciato a fare per lavoro quello che ho imparato facendolo qui. Non so di preciso cosa. Sono quei lavori che non riesci a spiegare a tua nonna. Anche se i nonni non ce li ho più. Ma ho un amico che chiamiamo “nonno”. Ed un altro che chiamiamo “mio padre” e quindi ogni tanto si srotolano delle conversazioni ambiguissime in cui si dicono cose tipo “ieri il nonno tutto ubriaco ha scazzato di brutto con mio padre” oppure “mio padre ha detto che la porta lui la cassa del basso alla taz, e quindi il nonno non deve portare nulla” e addirittura “ieri c’era il padre di mio padre e il nonno con una cassa di Finkbrau a testa”. E se uno a caso dovesse sentire queste conversazioni si porrebbe delle domande. Il padre di mio padre dovrebbe essere mio nonno, ma no… non lo è, per esempio. Sono due persone distinte. Ma poi che bello sarebbe se davvero mio padre e il nonno (intesi come famiglia di sangue Disagio) fossero, nonostante la morte – lo dissi che non ho più i nonni – gli acciacchi, l’età e le ingiurie di questa vita infame, ancora qui a sbattere la testa tra organizzazioni di concerti, benefit disperati e casse di birra troppo calda e troppo gasata e troppo al sapor di metallo? O forse no. Forse sarebbe un incubo. Essere vecchie e dover ancora pisciare sospese nell’aere imitando l’eleganza delle gru e dei fenicotteri rosa, con gli anfibi nel fango e nell’urina e in cessi senza porte. E vogliamo parlare della sorellanza che si crea a causa dell’assenza di porte-chiavistelli e serrature nei cessi?

E poi una volta ho lavorato con una che urlava sempre ed era esauritissima e al posto dell’anima aveva il rancore che la manteneva in piedi e in vita, come sangue nel corpo cavernoso di un pene tozzo. E lei era davvero un grumo di odio e aggressività. Mi diceva che sua madre era una super giga fricchettona che l’aveva cresciuta senza porte in casa. In casa loro non c’erano le porte perché qualche guru dell’autonomia freak sessantottina diceva che le porte sono il male. E forse è vero. Infatti l’assenza di porte nel cesso degli squat (e spesso anche di locali mainstream o similari) ti spinge a chiedere aiuto alle femmine come te, di accompagnarti al cesso. Ma no… a giudicare dallo sclero che trasudava quella mia collega, direi che questa teoria dell’assenza di porte era una stronzata apocalittica. Così come l’ondata di genitori-amici che tutto permettevano e han tirato su – quando va bene – tossici, qualunquisti e yuppi all’ultimo stadio. Quindi dico NO ai genitori amici. E dico NO soprattutto alla nostalgia delle cose che furono.

La Finkbrau è tornata alla Lidl. Ciò non toglie che se era una merda prima, lo era anche quando ci mancava e lo è anche adesso che possiamo ricomprarla. Non ci sono stati tempi migliori. O meglio… non li rende di certo “migliori” il fatto che siano passati. E sebbene mi capiti di salire in treno e vedere i giovani di oggi vestiti in modo ridicolo e ascoltare musica di merda, non dirò mai che “ai miei tempi era diverso”, perché ai miei tempi c’era il crossover e i Dog Eat Dog!

Dico solo una cosa, però… Alle giovani donne che incontro con gli short con mezza chiappa di fuori, così come se fossimo accovacciate dietro ad una macchina a pisciare e vi sto facendo il palo: vi invidio profondamente, perché alla vostra età io andavo in giro avvolta in fagotti e cenci marroni – oddio quanto detestavo le mie carni – ma sono preoccupata per le vostre vagine e l’equilibrio del vostro PH intimo. Ecco… è un attimo prendere infezioni se tra il sedile di un treno-marciapiede della stazione e le vostre mucose non ci sono barriere. E lo so che adesso vi sentite invincibili e non sapete cosa siano cistiti e candidosi, ma arriveranno. E dovete voler bene e proteggere le vostre meravigliose vagine dalle micosi e i batteri. Siate meravigliose, vestitetevi come vi pare e siate fiere, ma mettete magari una felpina ok? Tra le vostre mucose e i sedili del treno. Grazie.

Perché il tempo non perdona. E se adesso mi prendo una sbronza di Finkbrau piscio dal culo per tre giorni e mi viene un mal di testa che è come mettere il cranio volontariamente tra stipite e porta e sbattere fortissimo a tempo di Freak on a Leash dei Korn. Questo perché a casa mia ci sono le porte. No ai genitori-amici. E proteggete le vostre mucose.  GO!

by on 5 Ottobre 2017
Valeria nasce un lunedì di pioggia del novembre del 1982 a Varese. Diventa "Valeria Disagio" sull'orlo estremo tra l'adolescenza e l'età adulta. Ha esordito giovanissima con il romanzo "Casseur: la lotta, l'ebbrezza e la Città Giardino". Poi ha perso parecchio tempo nella precarietà del lavoro e nell'inquietudine politica. Ha scritto molti racconti, pamphlet e poesie. Nel 2019 sono usciti i due romanzi "I mortificatori" per Agenzia X e "Brucia le vecchia" edito da Bookabook. Ha gestito un blog - da cui è nato il libro "Discount or die" edito dalla Nottetempo - ha curato fanzine, cantato e sbraitato. Ha intenzione di continuare a fare tutto questo.

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