Calze e leggins alla Lidl:
Dell’essere alla moda, ma anche un po’ emo-cyborg
Dove: Lidl
Costo: dai 2 ai 5 €
Ci sono alcune parole che non imparerò mai a scrivere. O che sbaglierò sempre nel farlo. Come John (Jhon o Jonh), Lombardia (Lombradia) e Fashion. Quest’ultima, in particolare, mi crea parecchio disagio. Si scrive fescion, feshon, fascion, fashion o fashon? Che senza andare a scomodare la psicanalisi, è un chiaro segnale che io e quella roba lì… la moda… non abbiamo nulla da dirci. Eppure mi è capitato sovente di lanciare delle mode a livello nazionale. Sì, perché ci sono donne che si sentono streghe, che fanno sogni premonitori e che pensando di avere i poteri paranormali, wicca, curativi, pranoterapeutici ed io, invece, credo di aver lanciato almeno un paio di mode. Per esempio lo smalto colorato. Correva l’anno 1995-96 ed avevo unghie lunghissime che poi tagliai per imparare a suonare la chitarra e da allora non riuscii più a far riscrescere. Le pittavo con colori sgargianti compranti al mercato, rovistando nei mega-cesti dei rivenditori ambulanti. Usavo abbinare il colore delle unghie a ciò che indossavo (ai tempi, povera me, ogni tanto indossavo ancora dei colori che non fossero il nero) e riuscivo addirittura a mettermi il piercing – che ai tempi si chiama orecchino anche se ce l’avevi al naso o alla tempia, era comunque un orecchino – all’unghia del pollice. Sì, usavo il compasso per trivellare l’unghia e mi infilavo un bell’anellino di finto argento. Ero l’unica della mia classe e di tutta la mia scuola. Io ero quella secca e con le unghie colorate. Dopo pochi mesi la moda era dilagata dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno.
Secondo caso. Corre l’anno 1998. Vado all’Heineken Jammin’ Festival e piove per tre giorni consecutivi sui miei capelli freschi di colorazione prugnea. Il risultato è che tutto ciò che indosso diventa rosa-rosetto e rosino. La mia amica condivide la stessa sorte, però a lei è toccato il rosso-arancione. Ai tempi ci vestivamo uguali e ci sentivamo alternative ed originali con i nostri pantaloni militari di quindici taglie più grandi (prima dell’avvento dei raver), la cannottiera bianca senza fronzoli – e senza tette – e il foulard in testa alla contadina.
Dopo pochi mesi, il foulard in testa – alla contadina – è diventato un must dell’estate con tanto di servizi su Studio Aperto e foulard orribili in regalo nel Cioè e nelle riviste per donne sceme.
Terzo caso. Pochi giorni fa. Vado a Bologna con alcune amiche per un addio al nubilato. Vado al Cassero LGBT. Fa un caldo che si muore. Decido di strappare i collant che indosso. Faccio alcuni strappi (con denti e unghie -senza piercing-) mirati e quasi regolari su tutta la lunghezza delle gambe. E cosa è successo? Ieri sono andata in giro e ho beccato le studentesse che uscivano da un liceo. Almeno quattro o cinque di loro avevano leggins strappati! Scopro che Calzedonia vende dei leggins già strappati. Che rappresentano a mio avviso la stessa aberrazione dei jeans già rovinati che costano tantissimo ed inquinano il mondo.
Da fashion trendsetter quale sono dunque, ho deciso di dichiarare guerra ai leggins già strappati di Calzedonia e comprarmi le calze alla Lidl.
Tre paia.
Un paio di bellissimi calzettoni stile Neon Genesis Evangelion. Costo: 2 €. Arrivano al ginocchio e sono morbidi e con una decorazione geometrica-robotica. Quando li ho indossati mi sono sentita subito un cyborg fichissimo un po’ come Alita (Battle Angel).
Leggins neutri. Neri. Arrivano appena sotto il ginocchio. Che in spagnolo si dice “pirata” e in italiano “Capri”. Appena torna il sole li indosso e vi dico se reggono. Si presentano comunque belli spessi (più fuseaux che collant) e coprenti. Vantano addirittura un 95% di cotone e 5% di elastene. Costo: 4,99 €
Leggins di pizzo. Marca: Jolinesse. In vendita in diversi colori come blu, fuxia e nero. Compro il nero e nell’indossarli scopro subito che c’è qualcosa che non va. Il pizzo non è pizzo (ma va?), ma “stampa” e quindi i ghirigori si deformano seguendo la forma di quelle cosce che risultano – a causa del punto di osservazione (cioè dall’alto verso il basso) – sempre più grosse di quanto vorremmo. Ah, non ho fatto in tempo a metterli che erano già segnati da decine e decine di tagli e fili tirati, manco fossi una borderline autolesionista che si taglia col taglierino nei cessi della scuola. Costo: 3,99 € (mi sembra)
E poi ero parecchio tentata di comprare il pantaloncino snellente e modellante color carne, ma non ce l’ho fatta. Non li ho presi per una specifica ragione e no, non è la mancanza di coraggio, è che visti i miei precendenti di lanciatrice di moda, non vorrei mai che tornasse il beige e la biancheria intima color carne. Amici uomini e amiche lesbiche, dovreste dirmi “grazie” se le vostre compagne non andranno in giro in futuro, con questo tipo di robe addosso: