Melanzane agliate mentolate

Melanzane agliate e mentolate:

della rivendicazione della meridionalità attraverso l’aglio.

Prima ricetta, dopo quella della vellutata e ceci e gamberi e quella della torta alle brezza tropicale… quindi terza ricetta, ma la prima a meritare un post tutto suo e, addirittura, la prima di una serie di post che andrà ad inaugurare la nuovissima sezione:

RICETTE & FILOSOFIA

Low-cost, di militanza e resistenza, di critica e radicalità, di rispetto e sostenibilità, di ironia e pigrizia.

La ricetta che vi vado a presentare è di rispetto perché è tutta vegana ed eco-sostenibile. Low-cost perché usa ingredienti umili, ma così umili che potremmo addiruttura considerarli i pariah degli alimenti. Sostenibile perché rispetta il naturale ciclo delle stagioni e delle colture e poi è terrona. Tenetevi i vostri ossibuchi e i vostri risotti allo zafferano, cribbio. Datemi:

Vi piace? L’ho fatto io!

Una melanzana o più.

Olio.

Aglio (fresco e/o in polvere).

Aceto.

Menta.

E procediamo….

Come prima cosa trovate un vecchio con l’orto. Chiedete al prete, a vostra suocera, all’edicolante. Ogni comune ha una o più aree destinate ad orti per vecchi. Le riconoscete perché, oltre alle verdure, troverete tutta una serie di materiali edili, agricoli, immobiliari che potrebbero far sembrare il tutto una sorta di mini-discarica. Eh sì, i vecchi accumulano un po’ come i faraoni che si portavano ogni ben di dio nella tomba. L’unica differenza è che “i vecchi con l’orto” si portano dozzine di secchi bucati, beole, zappe rotte, falcetti arrugginiti, tapparelle, annaffiatoi senza manico, lastre di eternit… perché non si butta via niente.

Beh, una volta trovato l’orto-discarica-tomba di Tutankamen sorridete al vecchio e propronetegli di badare al suo orto intanto che lui è al mare. Sì, perché nonostante sia in pensione e non abbia nulla da fare, lui andrà al mare ad agosto in altissima stagione e lascerà abbandonato l’orto proprio nel periodo in cui ha bisogno di maggiori cure e in cui produce la maggior parte dei suoi frutti. Sì, il vecchio dell’orto lascerà orde di pomodori maturare attaccati alla pianta, zucchine divorate dalle lumache schifose senza guscio, fragole decomposte ecc. ecc. perché ad agosto si va al mare. Punto.

Una volta ottenuto l’usufrutto dell’orto, da bravi orto-sitter, raccogliete le melanzane.

Tornate a casa, lavatele ed affettatele sottili sottili. Oibò, ma hanno i semi!!! Eh, sì… le melanzane hanno i semi. Te n’eri dimenticato?

Prendere una padella e:

IPOTESI HARDCORE

Metteteci un fracco di olio d’oliva

IPOTESI SOFTCORE

Metteteci un fracco di olio per friggere

IPOTESI LIGHTCORE

Non metteteci un cazzo

Ora, nel primo e nel secondo caso (HARDCORE e SOFTCORE) friggete le fettine di melanzane. Nel terzo caso (LIGHTCORE), versate dell’olio d’oliva in una ciotolina, passate velocemente le due facce della fettina di melanzana, sgocciolate e mettetele nella padella rovente. In ogni caso aspettate che si sbruciacchino. Toglietele dalla padella e disponetele su della carta da cucina per eliminare l’olio in eccesso.

Ora, in base al tempo a vostra disposizione, ci sono due ulteriori opzioni:

POCO TEMPO

Procedete normalmente con la ricetta, ma usate aglio in polvere.

Speziando! L’aglio granulare in vendita all’Eurospin.

TANTO TEMPO

Fate raffreddare le melanzane e usate aglio fresco tagliato a fettine sottilissime. Partendo dal presupposto che l’aglio è buono e non puzza e guai chi dice il contrario, usatene tanto, ma occhio a non farlo in pietanze ancora calde. Perché se l’aglio crudo è buono, è sano, è giusto ed è santo, una volta cotto tende a diventare indigeribile e pesantello.

La cosa dell’aglio, la fobia di puzzare (e di considerarle in primis “puzza” e non piacevole olezzo) quando lo si mangia e quindi la tendenza ad evitarlo è una stronzata che c’hanno inculcato alla fine degli anni Sessanta in nome del progresso. Si voleva diventare moderni, noi… Si voleva diventare europei e visto che per il mondo noi eravano quelli coi capelli unti e l’alito di aglio, ecco allora che abbiamo tradito l’aglio e ce ne siamo vergognati. Quello che abbiamo ottenuto sono state le orribili cofane cotonate degli anni Ottanta ed un tormentato rapporto tra uomini e barbieri, donne e parrucchiere.

Molto scopabile (idealmente) il primo, per nulla il secondo. Non con quei capelli.

E l’aglio? Il nostro carissimo aglio benefico? L’abbiamo deriso, abbandonato, condannato… un po’ come quegli uomini che quando diventano ricchi lasciano la moglie coetanea e grassoccia (che magari li ha aiutati a costruire il loro impero) per una gnagnetta fica di vent’anni a cui regalare una Louis Vuitton e un paio di tette di plastica.Vergognatevi! Insomma, se non amate l’aglio, dovete vergognarvene!

Buona regola rimane comunque quella di togliere l’anima (il germoglio interno) e -per i più delicati- usare uno schiacchiaglio che rimuove anche la pellicina, per gustare e godere solo della polpa dello spicchio.

Comunque, sia che usiate quello in polvere che quello fresco, procedete allo stesso modo.

Disponete le fettine in una pirofila e spezzettate delle foglie di menta colte dalla pianta che avete in giardino (o in un vaso sul balcone) acquistata con l’idea di organizzare un mojito party. Per il mojto party facciamo un’altra volta, ok? Mettete l’aglio, pochissimo sale e un po’ d’aceto. Sconsiglio vivamente l’aceto Acentino. Scegliete voi se balsamico o di mele. Quello di vino risulta un po’ arrogante, ma se avete solo quello va bene lo stesso.

Mettete un altro strato di melanzane, poi ancora aglio, menta e aceto e procedete fino ad esaurimento dgli ingredienti.

Una volta finito il tutto, ponete un tagliere, un piatto o ciò che più vi aggrada sulle melanzane agliate mentolate e metteteci un peso. Riponete in frigo e aspettate almeno mezz’ora. Contate che più riposano e più sono buone.

Tenete bene a mente anche che mettere piatti caldi nel frigo è una roba brutta brutta che fa male all’ambiente e alla bolletta. Stessa ragione per cui meno oggetti si mettono nel frigo, meglio è. Se comprate delle verdure e delle uova è inutile riporre tutto nel frigo con tanto di confezione, perché quel poveraccio del frigorifero oltre all’uovo e all’ortaggio dovrà raffredare anche ciò che lo contiene. Insomma non affaticate il vostro amico Frigor!

Beh, buon appetito!

by on 23 Agosto 2012
Valeria nasce un lunedì di pioggia del novembre del 1982 a Varese. Diventa "Valeria Disagio" sull'orlo estremo tra l'adolescenza e l'età adulta. Ha esordito giovanissima con il romanzo "Casseur: la lotta, l'ebbrezza e la Città Giardino". Poi ha perso parecchio tempo nella precarietà del lavoro e nell'inquietudine politica. Ha scritto molti racconti, pamphlet e poesie. Nel 2019 sono usciti i due romanzi "I mortificatori" per Agenzia X e "Brucia le vecchia" edito da Bookabook. Ha gestito un blog - da cui è nato il libro "Discount or die" edito dalla Nottetempo - ha curato fanzine, cantato e sbraitato. Ha intenzione di continuare a fare tutto questo.

About Valeria Disagio

Valeria nasce un lunedì di pioggia del novembre del 1982 a Varese. Diventa "Valeria Disagio" sull'orlo estremo tra l'adolescenza e l'età adulta. Ha esordito giovanissima con il romanzo "Casseur: la lotta, l'ebbrezza e la Città Giardino". Poi ha perso parecchio tempo nella precarietà del lavoro e nell'inquietudine politica. Ha scritto molti racconti, pamphlet e poesie. Nel 2019 sono usciti i due romanzi "I mortificatori" per Agenzia X e "Brucia le vecchia" edito da Bookabook. Ha gestito un blog - da cui è nato il libro "Discount or die" edito dalla Nottetempo - ha curato fanzine, cantato e sbraitato. Ha intenzione di continuare a fare tutto questo.

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