La nostra donna in Ticino:
la pausa pranzo low-cost e sana. Forse.
Nome: AJVAR
Cosa:
Costo: 2,70 chf (circa 2,20 euro) – Confezione da 690 gr
Discount: DENNER
Il cibo adatto al lavoro e a tenere vigile l’attenzione e la concentrazione dovrebbe essere sano, non rischiare di farti collassare di sonno alle 14,30 e non a rischio di pericolosa alitazza, soprattutto in vista di riunioni con altri essere umani che (pure loro) hanno rinunciato all’aglio e olio per non risultare antisociali nel pomeriggio.
Questo nella buona e corretta teoria. La pratica, si sa, è tutt’altra faccenda. Il cibo da ufficio potrebbe avere interi blog a lui dedicati, potrebbe essere materia di studio accademico, almeno per quanto mi riguarda. Tutto questo perché, nella sua dilagante e perenne tristezza, ne sono assolutamente affascinata.
Capita 5 volte su 6, ad esempio, che io improvvisi mirabolanti magheggi per avere del cibo sulla scrivania dell’ufficio all’ora di pranzo. Una volta è la torta fatta dall’amica che la sera prima è venuta a cena, un’altra gli avanzi di famiglia impilati scientificamente da mia madre stile matrioska in contenitorini sempre più piccoli, oppure delle chicche che mi (si) compra il mio ragazzo. Ma la più tragica delle opzioni è dimenticare il beneamato pranzo a casa.
Ecco, da qui parte la mia recensione di oggi. «Scendo a prendere qualcosa alla Denner».
Voglia di: verdura, buono, no alitazza, niente di pesante se no poi “già il venerdì è difficile..”.
È così che le mie aspettative incontrano invece una della porcate più imprevedibili che possiate immaginare. È lei (perché secondo me è un prodotto femmina): è Ajvar!
Non posso tradurvi il nome del prodotto, che arriva dalla Bosnia, perché non lo so. Trattasi di una specie di sugo, denso, quasi salsa, ma coi pezzettini. Gusto dominante: peperone. Altri ingredienti: melanzane, pomodori e poi i classici olio di girasoli, sale, aglio e chili.
Mettiamolo in chiaro da subito: Ajvar (con pane) è buona. Gustosa, saporita. Un ottimo modo per nutrirsi di vegetali anche se li hai dimenticati a casa. Confortante anche l’etichetta che recita cubitale “Vitaminka”, che non so se vuol dire vitamina in tedesco, o bosniaco, ma ci assomiglia, quindi il mio cervello la colloca tra i prodotti sani.
Unica controindicazione al terzo boccone: la candela al naso, provocata dal chili.
Consiglio di non stare a rimirare troppo la confezione, perché più la si osserva più svanisce la sensazione che si tratti di qualcosa di sano e commestibile. Più la osservate e più assomiglia, invece, ad un barattolo di tempera di colore, quasi fosforescente. Però Ajvar ha donato al mio corpo la sua razione quotidiana di ortaggi. Onore al pranzo da scrivania.