Gli Atarassia Gröp e i lividi del krav

Certi amori non finiscono (e altre cose che scrivono le vrenzole su Instagram)

DoD! is back, come le migliori saghe letterarie, i classici quando la Disney non ha idee e la cistite.

Parecchie cose sono cambiate dall’ultima volta, e quella più eclatante, almeno dal punto di vista del blog, è che ai discount non vado quasi più.

Fermi, non è che mi sono imborghesita (forse), oppure che il mio organismo ormai rigetta le birre scrause causa l’ineluttabile declino psicofisico dell’età (vero): è che il mio attuale compagno c’ha i buoni pasto, quindi ci conviene far la spesa alla Iper e alla – brrr! – Esselunga con buona pace del mio amore per ciò che è prodotto in Slovenia e viene smerciato all’Eurospin a 1,99€ iva e leptospirosi inclusa.

Se la spesa ordinaria è scandita dal peregrinare fra gli scaffali ordinati della GDO col mignolo alzato, nel mio quotidiano posso ancora dirmi araldo dell’entropia, secondo il principio per il quale la mia pausa pranzo (e i fattori che la influenzano a livello qualitativo e temporale) deve inserirsi nella possibilità di procacciarmi il cibo.

Nei paraggi dei miei luoghi più frequentati ci sono quasi tutti i discount del mio cuore, ma il fattore determinante è sempre il tempo. Riuscirò a incastrarmi una pizzetta in gola fra la fine e l’inizio delle lezioni in due istituti diversi? Se mangio troppa zuppa troppo in fretta, mi cagherò addosso mentre sono in coda sulla provinciale? Tutti questi latticini mi faranno pagare un terribile scotto? So’ cose.

Discount Punk, Punk Discount

Chi l’avrebbe detto che un giorno sarei finita a mangiare vera bresaola della Valtellina, anziché il suo omologo di Prypjat! Io che m’illudevo che il credo del Discount mi avrebbe protetta dalla barbarie del mondo, come cortina ferrea sotto la quale rifugiarmi per non cadere nella trappola dei marchi blasonati e delle epopee della famiglia Caprotti, ignoravo quale terribile seduzione si celasse dietro la mollezza borghese dei buoni pasto Edenred. Godevo della mia coerenza, perché consideravo la coerenza un valore, una sorta di comfort zone adamantina che mi collocava sempre dalla parte del giusto.

Discount or die, patria o muerte.

Perché se la coerenza è una sicurezza che stranamente il mondo valuta come un pregio, ridiscutere le proprie posizioni viene tacciato di mancanza di contenuti, sei incoerente e quindi sei inaffidabile, perché pare che la coerenza sia pure una di quelle caratteristiche che ti fa diventare Capitan Harlock, raddrizzatore di storture, paladino della giustizia, fedele alla linea. Col cazzo!


Avere dei valori intransigibili non equivale ad essere coerente, così come essere coerente non ti rende una bella persona, porcoddue.
Volete la reductio ad Hitlerum? Volete che cadiamo retoricamente tanto in basso, da sentire il forcone di Satana bussarvi alla porta dello sfintere, a riconfermarvi che avete raggiunto il punto di non ritorno dialettico? Eh, no.Posso dirvi soltanto che la mia incoerenza ha un senso in ottica anticapitalista: paga il Grande Moloch Aziendale, io compro le cosine buonine dal banco gastronomia (possibilmente locali, o di piccoli produttori), salvo la faccia e mi riparo i pezzi del mio cuore infranto col Super Azzek comprato dai cinesi.

Mettermi in discussione è stato anche trattenere il fiato e riuscire a dire in pubblico che no, non frequento “un corso di autodifesa”. Faccio krav maga, che Lenin mi perdoni, il sottoprodotto più ignorante della cultura imperialista e militare che lo Stato che probabilmente mi sta più sul cazzo al mondo inizia con la “i” e finisce con “ele” ha partorito negli ultimi sessant’anni, fregando tecniche da altre arti marziali e forgiando schiere di esaltati con le vene che pulsano perché possono prenderle e darle usando colpi scorretti. E fra questi ci sono io, lieta di farmi menare nonostante non sia una fan della violenza, e men che meno dell’unica democrazia del Medio Oriente. Tutte le volte che ci penso ho le convulsioni, ma purtroppo è così, mi piace terribilmente apprendere nuove tecniche e ogni volta che torno a casa con dei futuri ematomi con cui tappezzare la mia pallida epidermide, sono ebbra e confusa come quei poverini che tirarono le cuoia al Passo di Dyatlov.

Considerazioni e i lividi del krav

l lividi del krav mi ricordano che la linea non è tracciata, è come Sciarpe tese degli Atarassia Gröp: se le condizioni cambiano, mutano quelle, ma non la mia essenza di marciona esistenziale e col vaffanculo nel cuore. Accettare di andare oltre alla mia comfort zone, di servirmi meno nei discount, di praticare una disciplina che CRISTOCHEFASTIDIO hanno inventato per il Mossad,  ridiscutermi.

Farmi, nel percorso, anche malino, quando l’istruttrice decide di mettermi a fare sparring con uno che è grosso come un pilone di rugby: per cercare di immobilizzarlo mi sono fatta tanta bua ed è stato come vedere una jeep della Peg Perego schiantarsi contro un autoarticolato dell’Iveco, però sono tornata a casa felice ed estremamente conscia dei miei limiti (lo dicono anche i miei avambracci a pois viola).

Ma alùra?

Alùra, la rece.


  • Cosa: Girasoli con “Pomodoro San Marzano dell’Agro Sarnese-Nocerino DOP” e “Mozzarella di Bufala Campana DOP
  • Marca: Lettere dall’Italia
  • Prezzo: 2,39€ per 250g
  • Dove: MD
  • Giudizio: 3,5/5

Il mio metodo infallibile per capire se la pasta ripiena è buona, è assaggiarla da cruda: se è buona, è buona pure condita con l’immaginazione e i diti medi; altrimenti, puoi solo sperare nell’abbraccio materno che una consistente spolverata di parmigiano sa conferire anche ai piatti più beceri. Male che vada, ti turi il naso e mangi il parmigiano fuso.

La prova da crudo è stata superata brillantemente, ma questo è uno dei pochi casi in cui è meglio salare un pochettino in superficie, perché il ripieno molto delicato rischia di passare in sottofondo, coperto dal sapore consistente (seppur buono) dell’impasto.

Una cosa, però: mi spiegate perché la dicitura degli ingredienti è inclusa fra le virgolette? Okay che la DOP è una sorta di marchio che vuol dire tutto e niente, ma chevvordì? A me le virgolette fanno solamente pensare al “LASERONE” del Dottor Male e a qualcosa fatto per finta, come se i San Marzano e le bufale fossero roba da racconto di Italo Calvino.

Sento la crema lattosa, sento i pomodori da qualche parte, sento benissimo le uova della sfoglia e sento anche che Antonella Clerici, nel suo martellante belare fra le corsie, è riuscita a rifilarmi qualcosa che somiglia ai prodotti dei supermercati normaloni al prezzo del discount, in aggiunta all’avermi fatto ingerire qualcosa cresciuto tra i fumi dei copertoni della Terra dei Fuochi e prodotto a Due Carrare, PD (che non è una bestemmia, forse).

by on 18 Aprile 2024
Inadatta alla vita (infatti insegna). Quando non immola il fegato all'ennesima stupida causa, ascolta musica discutibile e frequenta gente anche peggiore.

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